Fotosintesi e respirazione: il racconto dell’ecologia di Laura Conti
Questo il tema della conversazione con le ragazze della terza media di Bellano ospiti per due ore nella sede del circolo Legambiente Lario Sponda Orientale presso la stazione ferroviaria di Bellano sabato scorso, in occasione dell’imminente Festa della Donna.
Quindici giovani donne, insieme alla loro insegnante, hanno ascoltato con attenzione e interesse il racconto del ciclo della Fotosintesi, della sua storia e del suo futuro possibile, fatto da Costanza e Valeria con le parole di Laura Conti, tratte da due dei suoi numerosi libri purtroppo tutti esauriti e di cui attendiamo con ansia la ristampa: Che cos’è l’ecologia e La fotosintesi e la sua storia.
Laura era una donna molto umana, anticonformista, anticipatrice. Al ritorno dal campo di concentramento di Bolzano, ha fatto dell’impegno politico la sua scelta di vita principale senza trascurare il suo lavoro di medico, e il suo interesse per lo studio e la divulgazione scientifica. Molto prima di altri, ha saputo intuire l’importanza delle tematiche ambientali, di cui è stata tra i primi promotori come fondatrice della Lega per l’ambiente (in seguito Legambiente). Ai saggi politici o scientifici accompagnava dei romanzi, dove poteva meglio elaborare le emozioni della sua grande ricchezza percettiva: Cecilia e le streghe, La condizione sperimentale, Una lepre con la faccia di bambina.
La tesi di fondo di Laura è che è sbagliato e illusorio il pensare sia che l'uomo abbia capacità illimitata, sia che la natura stessa abbia una illimitata capacità di resistere e per così dire 'medicare' le attività nocive degli uomini.
Ogni trasformazione energetica dissipa calore, e c'è un limite alla capacità degli organismi viventi di accettare senza danno un aumento di temperatura. Secondo lei, il primo e secondo mondo, ovvero le società più industrializzate, hanno proposto un modello industriale sempre più pericoloso e ingestibile, e lo dimostra con centinaia di esempi.
Segnala anche che è sbagliata la diffusa mentalità secondo la quale esistono solo i pericoli che la scienza ha saputo identificare come tali. Dato che l'ambiente ha plasmato gli organismi viventi in milioni di anni, dovrebbe valere, per i prodotti della natura, il principio opposto: non il principio che una qualsiasi modifica dell'ambiente sia da considerarsi innocua finché non ne sia dimostrata la pericolosità, bensì il principio che qualsiasi modifica dell'ambiente naturale sia da considerarsi pericolosa sinché non ne sia dimostrata l'innocuità.
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