Dal DOSSIER 2014
bandiere nere, ferite aperte nell'ambiente alpino
bandiere verdi, buone pratiche e idee positive di sviluppo locale
Da un po' di anni a questa parte Legambiente sta cercando di capire se e quanto le Alpi possano tornare diventare strategiche a partire da un nuovo possibile ruolo all'interno dell'economia post-industriale che si va delineando nel nostro continente. Nel passato remoto le Alpi sono state un aggregato di comunità transfrontaliere con forti identità ed economie certo essenziali e statiche, ma solide. Un destino che è mutato negli ultimi decenni, tanto da renderle luogo del confine e della separazione, unicamente esposte all’invasione di modelli sociali ed economici estranei. Le crisi ambientale, sociale ed economica esplose intorno ai grandi agglomerati urbani (e nell'intero pianeta), pur nella loro brutalità, paradossalmente potrebbero indurre un ritorno ad un protagonismo della montagna rispetto agli equilibri ecologici e sociali dell'intero territorio. Esaurito il ciclo del fordismo, le regioni del Nord Italia, come del resto l'intera nazione, si stanno necessariamente confrontando con nuove forme di sviluppo dove è urgente un diverso modello di produrre, abitare e vivere. Qualcuno, non a caso, sostiene che proprio in questo contesto è possibile intercettare un nuovo ciclo dove le smart city possano intrecciarsi e sostenersi vicendevolmente con le smart mountain. In effetti l’introduzione di tecnologie e sistemi di governo intelligenti offrirebbe ampie opportunità su tutti i fronti.
Se questa è la via da percorrere ecco che allora appaiono fuori tempo e fuori luogo tutti quei progetti che non hanno ancora incorporato il concetto di limite di sfruttamento per risorse naturali come acqua, suolo e biodiversità, tanto da rischiare di condannare sé stessi e il territorio al suicidio nel giro di poco tempo.
Con questo spirito Legambiente continua a redigere, ormai da 14 anni, il dossier della Carovana delle Alpi, che come sempre viene confezionato selezionando e verificando i casi segnalati da decine di circoli di Legambiente presenti nell'arco alpino italiano. A fianco delle buone pratiche che, nonostante la crisi economica, faticosamente stanno emergendo un po' ovunque, tuttavia sono ancora frequenti i progetti obsoleti e impattanti e per questo oggetto delle nostre bandiere nere. Al solito evidenziano scelte di sviluppo locale quasi unicamente orientate alla monocultura dello sci e comunque impattanti su ambienti montani delicati e unici. I risultati sono noti: consistenti consumi di suolo, acqua, cementificazione, scarso rispetto paesaggistico e aumento del rischio idrogeologico, oltre che violazione di territori vergini e delicatissimi con la pratica del'eliski.
Queste attività, del resto, rappresentano un mercato maturo, che richiede semmai di qualificare i servizi a supporto dei vasti domaines skiables esistenti, di saper rispondere alla domanda crescente di pratiche sportive “skipass-free” (ciaspole, sci alpinismo, passeggiate sulla neve) e di non compromettere la possibilità di sviluppo di un'offerta diversificata adatta a tutte le stagioni.
La green economy, unica via di uscita dalla crisi secondo molti esperti, può trovare un terreno di crescita estremamente favorevole nel tessuto socioeconomico alpino. Sempre più significativo è il numero di piccolissime, piccole e medie imprese, spesso supportate da virtuose amministrazioni locali, in grado di introiettare la sfida ambientale come fattore competitivo e di coniugarla con i temi della responsabilità sociale d’impresa e della centralità della persona. Riteniamo indispensabile il sostegno e il riconoscimento di quelle attività che vedono il protagonismo dei montanari e delle comunità locali. Essenziale è la presenza di giovani, gruppi di azione locale. Anche l'arrivo di nuovi e vecchi migranti alla rovescia (dalla pianura alla montagna), laddove accade, rafforza la capacità d’azione sociale dei singoli e della collettività. È in questa prospettiva che Legambiente sceglie di premiare con le bandiere verdi attività e progetti che sappiano riguadagnare terreno a migliori pratiche agricole, ai bisogni di qualità alimentare, alle tipicità territoriali, alla diversificazione produttiva anche immateriale, al risparmio energetico, ad un turismo responsabile e sostenibile, per la difesa del suolo ed un più equilibrato utilizzo delle risorse idriche.
Su una dimensione più ampia crediamo che una buona governance alpina potrebbe favorire una messa in rete delle buone pratiche, tanto da arrivare a produrre una sorta di patto tra simili, un accordo che dia forza a questa visione.
L'ambizione è verso una virtuosa macroregione alpina capace di produrre politiche di sistema, ovvero “spazi politici di coesione”, legami tra territori che hanno affinità geomorfologiche e culturali a prescindere da perimetri amministrativi, diversità istituzionali, diversità statutarie e forme di autonomie. Non va in tal senso il pessimo esempio fornitoci dal mondo politico, in specifico dei partiti che si sono prodigati per lo smembramento del Parco dello Stevio. Infatti alle segreterie dei partiti PD (Partito Democratico) e SVP (Südtiroler Volkspartei) va la bandiera nera più pesante della Carovana 2014. Come abbiamo scritto nel testo della bandiera scegliamo così di mettere all'indice il cinico calcolo politico di due partiti, con grandi responsabilità nella guida rispettivamente della Provincia Autonoma e del Paese, che, l'uno per scelta deliberata, l'altro per colposo disinteresse alla conservazione della natura, hanno coscientemente scelto di affossare il più grande Parco Nazionale delle Alpi e di far così deperire con esso la prospettiva di sviluppo sostenibile per questo spazio montuoso sovraregionale.
Alla redazione del dossier insieme ai circoli, hanno collaborato i comitati regionali di Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia.
Bandiera Nera
a: PROVINCIA DI LECCO
Motivazione: Per aver previsto, anche nella recente revisione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, il potenziamento del demanio sciabile di Moggio-Artavaggio e di quello Bobbio-Valtorta attraverso il loro collegamento tramite tunnel.
Descrizione:
Mentre la Regione Lombardia cerca timidamente di individuare un modello di sviluppo sostenibile della montagna che tenti di mettere in uso le seconde case non utilizzate e di non costruirne di nuove, evitando la predazione del territorio con consumo di suolo prezioso (vedi PTRA Valli Alpine, Piano Territoriale Regionale d’Area “Valli Alpine: Orobie Bergamasche e Altopiano Valsassina”), la Provincia di Lecco persevera nel puntare sul settore sciistico distogliendo l’attenzione e gli investimenti da altre attività come le produzioni lattiero casearie e il turismo ad esse collegato.
La Provincia di Lecco ha infatti sottoscritto nel 2012 con Regione, Provincia di Bergamo, Comunità Montana Valle Brembana, Comunità Montana Valsassina e Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, e i Comuni in Provincia di Bergamo (Carona, Foppolo, Mezzoldo, Piazzatorre, Roncobello, Valleve, Valtorta) e in Provincia di Lecco (Barzio, Cassina Valsassina, Cremeno, Moggio), con l’adesione di Brembo Super Ski e ITB SpA, il progetto integrato strategico per l’ammodernamento, potenziamento e valorizzazione dei comprensori sciistici della valle Brembana e Valsassina. E il 9 giugno 2014 ha definitivamente approvato la variante di Revisione del PTCP che ridefinisce i confini del polo sciistico valsassinese, il quale, nel futuro, potrà estendersi collegando il demanio sciabile di Moggio - Artavaggio con quello di Bobbio - Valtorta”.
Nella fabbrica della neve si perpetua l'illusione di contribuire al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni valsassinesi attraverso il potenziamento del polo sciistico Artavaggio-Bobbio con la previsione di un progetto di tunnel che colleghi le due località. Un progetto invasivo in un ambiente sensibile, che non fa i conti con i cambiamenti climatici e l’innalzamento della quota della neve e si àncora ad un concetto vecchio di turismo invernale.
BANDIERA VERDE
A: COMITATI DI PREMANA “SALVIAMO I NOSTRI TORRENTI” E DI PAGNONA “PER LA DIFESA DEL TORRENTE VARRONCELLO”
Motivazioni: per la passione e l’impegno profuso nella collaborazione con Legambiente, la popolazione e le istituzioni per la difesa dei torrenti della Valvarrone dall’assalto delle captazioni per le minicentrali a danno dell’ambiente e del paesaggio e senza reali benefici per la popolazione.
Descrizione:
Il regime di incentivi perla produzione di energia da fonti rinnovabili, di per sé positivo, ha portato però ad una proliferazione nelle valli alpine delle mini centrali idroelettriche (P<3.000 kW), con regole che non tengono conto dei danni provocati all'ambiente e al paesaggio. Per contrastare ciò sono sorti comitati per la salvaguardia dei torrenti come quelli di Premana e di Pagnona che hanno trovato un'alleanza operativa in Legambiente per analizzare il fenomeno, informare e coordinare la mobilitazione partita dai cittadini. Inoltre, sono stati coinvolti i Sindaci, la Comunità Montana della Valsassina, Val Varrone e Riviera, il Consiglio Provinciale di Lecco, la Regione Lombardia e da ultimo il Parlamento.
I comitati hanno messo in luce che:
· le opere per la realizzazione di centraline interessano località montane le quali si vedono private di una delle principali risorse - la presenza delle acque dei torrenti - importante per il loro sviluppo economico nel settore del turismo naturalistico collegato all'attività agro-silvo-pastorale;
· alle comunità locali restano i danni ambientali, il depauperamento del paesaggio, gli impianti dismessi una volta conclusa la produzione redditizia, a fronte di compensazioni, peraltro non sempre ottenute dalle amministrazioni, di entità di gran lunga inferiori ai danni provocati;
· in questa più ampia prospettiva l'accanirsi sui piccoli torrenti per sottrarre il tanto che c'è in termini di ambiente naturale e biodiversità, oggi e in futuro sempre più preziosi, rivela tutta la sua pochezza rispetto al fabbisogno collettivo, mentre evidenzia lo scopo speculativo di corto respiro da parte di alcune imprese e società che sfruttano gli incentivi governativi superiori del 40% rispetto a quelli della media europea;
· le tantissime mini centrali a flusso fluente realizzate nell’ultimo decennio nell’intero arco alpino hanno fornito apporti energetici ridicoli, se rapportati a quelli del grande idroelettrico storico, ed assolutamente incommensurabili al danno ambientale apportato ai torrenti derivati.
Partiti da una mozione firmata da centinaia di cittadini, con un'assemblea della popolazione a Casargo il 16/12/2013, seguita da due successive a Barzio (6/2 e 21/2/ 2014) presso la sede della Comunità Montana della Valsassina, Val Varrone, Val d'Esino e Riviera, si è giunti ad un testo condiviso e sottoscritto da ben 28 sindaci della montagna lariana.
Il 17/3/2014 il Consiglio Provinciale di Lecco ha infine approvato all'unanimità un Ordine del Giorno che recepiva le istanze di base e si impegnava a trasmetterlo per i richiesti interventi legislativi di modifica, miglioramento e di tutela del territorio alla Regione Lombardia e al Parlamento italiano.
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