lunedì 5 marzo 2012

AREA CORECCO A BELLANO

Il 9 febbraio si è svolta una Conferenza dei servizi presso la Provincia di Lecco sulla richiesta della Carnazzola spa di un impianto per il trattamento di rifiuti nella località Corecco di Bellano.

Da anni la Carnazzola produce qui calcestruzzo. La storia parte da una convenzione del 2003 con il Comune di Bellano che prevedeva che entro tre anni la Carnazzola provvedesse alla rimozione del materiale depositato nell’area a seguito dello scavo delle gallerie della superstrada, utilizzandolo in un impianto temporaneo di produzione di calcestruzzo, e al ripristino dell’area. La Carnazzola ha commesso diversi abusi, tra cui l’interruzione di una strada consortile, e ha utilizzato materiale proveniente dall’esterno per la produzione di calcestruzzo. Alla scadenza della convenzione (dicembre 2006) la Carnazzola si è rifiutata di togliere l’impianto e di bonificare l’area, ricorrendo al TAR avverso le ordinanze del Comune. Intanto l’Italmineraria, acquisita poi dalla Carnazzola, chiedeva alla Regione la concessione per lo sfruttamento delle miniere della Valvarrone con la trasformazione dell’area Corecco in pertinenza mineraria per la frantumazione e lo stoccaggio del feldspato. Malgrado l’opposizione del Comune che si richiamava alla destinazione alla destinazione urbanistica dell’area, la Regione ha concesso la pertinenza mineraria senza neppure assoggettarla alla VIA. Inspiegabilmente dopo una sentenza del TAR che finalmente respingeva gran parte dei ricorsi della ditta, il Comune di Bellano ha sottoscritto lo scorso anno un contratto transattivo per risolvere le questioni legali.
Così l’impianto è rimasto e si è ampliato. Evidentemente alla Carnazzola questo non bastava, anche perché le miniere sono da tempo ferme. Così nel 2011 ha chiesto alla Provincia di Lecco di poter realizzare un impianto per il trattamento dei rifiuti comprendendo anche gli inerti provenienti da demolizioni e scavi. Di qui la Conferenza del 9 febbraio che si è conclusa con una sospensione in attesa di chiarimenti da parte della Regione Lombardia.
La storia di questi nove anni è ben spiegata nell’intervista al Sig. Carnazzola pubblicata sulla rivista Quarry and construction del settembre 2006: “La nostra immobiliare costruisce sul lago di Como, località di interesse paesaggistico ambita dagli stranieri: sono interessati a comprare da queste parti gli inglesi, i tedeschi e gli americani …E pensare che questa zona , solo 7 anni fa, era ‘morta’ …Poi c’è stato l’effetto George Clooney, … che ha acquistato una splendida villa nella zona di Laglio, ed ecco che le quotazioni del mattone sono salite alle stelle. In realtà non è semplice costruire sul lago, dove è notevole la pendenza e gli spazi tra la costa e la ferrovia sono angusti. E non è facile soddisfare le esigenze dei committenti anglosassoni, che richiedono metrature ampie e impianti sofisticati. Ma è una sfida che ci piace affrontare e che dà, oggi, grandi soddisfazioni.”
Il 17 luglio 2008 in occasione della iniziativa di Goletta dei laghi di Legambiente un gruppo di persone ha manifestato pacificamente la loro protesta contro le illegalità commesse in questi anni dalla Carnazzola in località Corecco a Bellano. Due proprietari dei terreni divenuti inaccessibili a seguito dell’interruzione della strada consortile, che hanno avuto il solo “torto” di essere presenti, hanno ricevuto notizia di una querela da parte del Carnazzola per violazione di domicilio. Secondo la denuncia sarebbero entrati nel cantiere con l’automobile malgrado l’esplicito divieto del titolare della ditta.
In realtà i due cittadini sono venuti a piedi dalle loro abitazioni vicine al cantiere e non sono assolutamente entrati nell’area del cantiere ma si sono fermati fuori dal cancello come tutti i presenti possono testimoniare. Gli stessi Carabinieri della Stazione di Bellano, chiamati dalla Carnazzola, non hanno mosso alcuna contestazione. Forse a Carnazzola ha dato fastidio che ricordassero alla stampa presente la chiusura illegale della strada.
Il 7 marzo presso il Tribunale di Lecco si terrà la prima udienza a seguito di quella denuncia.
Angelo OdoneAREA CORECCO A BELLANO
Il 9 febbraio si è svolta una Conferenza dei servizi presso la Provincia di Lecco sulla richiesta della Carnazzola spa di un impianto per il trattamento di rifiuti nella località Corecco di Bellano.


Da anni la Carnazzola produce qui calcestruzzo. La storia parte da una convenzione del 2003 con il Comune di Bellano che prevedeva che entro tre anni la Carnazzola provvedesse alla rimozione del materiale depositato nell’area a seguito dello scavo delle gallerie della superstrada, utilizzandolo in un impianto temporaneo di produzione di calcestruzzo, e al ripristino dell’area. La Carnazzola ha commesso diversi abusi, tra cui l’interruzione di una strada consortile, e ha utilizzato materiale proveniente dall’esterno per la produzione di calcestruzzo. Alla scadenza della convenzione (dicembre 2006) la Carnazzola si è rifiutata di togliere l’impianto e di bonificare l’area, ricorrendo al TAR avverso le ordinanze del Comune. Intanto l’Italmineraria, acquisita poi dalla Carnazzola, chiedeva alla Regione la concessione per lo sfruttamento delle miniere della Valvarrone con la trasformazione dell’area Corecco in pertinenza mineraria per la frantumazione e lo stoccaggio del feldspato. Malgrado l’opposizione del Comune che si richiamava alla destinazione alla destinazione urbanistica dell’area, la Regione ha concesso la pertinenza mineraria senza neppure assoggettarla alla VIA. Inspiegabilmente dopo una sentenza del TAR che finalmente respingeva gran parte dei ricorsi della ditta, il Comune di Bellano ha sottoscritto lo scorso anno un contratto transattivo per risolvere le questioni legali.
Così l’impianto è rimasto e si è ampliato. Evidentemente alla Carnazzola questo non bastava, anche perché le miniere sono da tempo ferme. Così nel 2011 ha chiesto alla Provincia di Lecco di poter realizzare un impianto per il trattamento dei rifiuti comprendendo anche gli inerti provenienti da demolizioni e scavi. Di qui la Conferenza del 9 febbraio che si è conclusa con una sospensione in attesa di chiarimenti da parte della Regione Lombardia.
La storia di questi nove anni è ben spiegata nell’intervista al Sig. Carnazzola pubblicata sulla rivista Quarry and construction del settembre 2006: “La nostra immobiliare costruisce sul lago di Como, località di interesse paesaggistico ambita dagli stranieri: sono interessati a comprare da queste parti gli inglesi, i tedeschi e gli americani …E pensare che questa zona , solo 7 anni fa, era ‘morta’ …Poi c’è stato l’effetto George Clooney, … che ha acquistato una splendida villa nella zona di Laglio, ed ecco che le quotazioni del mattone sono salite alle stelle. In realtà non è semplice costruire sul lago, dove è notevole la pendenza e gli spazi tra la costa e la ferrovia sono angusti. E non è facile soddisfare le esigenze dei committenti anglosassoni, che richiedono metrature ampie e impianti sofisticati. Ma è una sfida che ci piace affrontare e che dà, oggi, grandi soddisfazioni.”
Il 17 luglio 2008 in occasione della iniziativa di Goletta dei laghi di Legambiente un gruppo di persone ha manifestato pacificamente la loro protesta contro le illegalità commesse in questi anni dalla Carnazzola in località Corecco a Bellano. Due proprietari dei terreni divenuti inaccessibili a seguito dell’interruzione della strada consortile, che hanno avuto il solo “torto” di essere presenti, hanno ricevuto notizia di una querela da parte del Carnazzola per violazione di domicilio. Secondo la denuncia sarebbero entrati nel cantiere con l’automobile malgrado l’esplicito divieto del titolare della ditta.
In realtà i due cittadini sono venuti a piedi dalle loro abitazioni vicine al cantiere e non sono assolutamente entrati nell’area del cantiere ma si sono fermati fuori dal cancello come tutti i presenti possono testimoniare. Gli stessi Carabinieri della Stazione di Bellano, chiamati dalla Carnazzola, non hanno mosso alcuna contestazione. Forse a Carnazzola ha dato fastidio che ricordassero alla stampa presente la chiusura illegale della strada.
Il 7 marzo presso il Tribunale di Lecco si terrà la prima udienza a seguito di quella denuncia.
Angelo Odone

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